Quattro attori e un musicista appaiono e scompaiono tra le tombe, conducendo a gruppi gli spettatori in un percorso tra le lapidi di pietra, gli alberi e i cespugli che da soli compongono la più perfetta delle scenografie. Le note e le parole in un cimitero hanno più peso perché si è più disposti all’ascolto, si è più abituati al silenzio; e le note e le parole risuonano più pure invitandoci ad alzare lo sguardo verso il paesaggio e i luoghi dove queste persone che ci parlano abitavano e animavano: vite tragiche o monotone, insignificanti, piene di cose da fare ma tutte ugualmente riassunte qui ed ora.
La riflessione è sulle nostre radici ma anche sul significato della vita in generale, del lavoro e della morte, è la costituzione temporanea di una “comunità verticale” dove viventi e vissuti per un’ora celebrano le proprie storie.
I testi sono una rivisitazione d’autore di alcune delle più celebri pagine dell’Antologia di Spoon River di Edgar Lee Masters, sapientemente rilette da Pietro Giovannini. Nelle sue mani i testi di Masters vengono ambientati tra Langa e Monferrato e proprio in virtù di questo straniamento i personaggi divengono ancor più archetipi.
Accanto vi sono le canzoni di Fabrizio De André e di quel capolavoro che è l’album «Non al denaro non all’amore né al cielo». La scelta è anche un omaggio al cantautore che ha legato la sua esistenza a queste terre.
Itinerante a gruppi
Ingresso gratuito – Posti limitati
Prenotazione obbligatoria